La sua vocazione cristiana e religiosa, maturò nell’ambito di una famiglia, che viveva in modo semplice e sentito, la propria fede.
Celebriamo assieme questa Liturgia, come testimoni della Risurrezione.
Siamo certi che la vita, non ci viene tolta, ma ci viene trasformata, portata nella dimensione della dimensione della eternità.
Lasciamoci allora immergere negli spazi infiniti dell’amore di Dio e della Comunione dei Santi, mentre guardiamo, con commozione ed affetto la bara di Giuliana.
Ricordate il brano del Vangelo dei due discepoli di Emmaus. Costoro avevano lasciato la città di Gerusalemme, sopraffatti dalla tristezza e nel più completo smarrimento. Gesù li raggiunge e parla con loro. La loro risposta spiega bene il motivo del loro sconforto. Avevano pensato Gersù, come un liberatore politico. Rimanendo su questo piano temporale, è evidente, che la morte è uno scacco definitivo, la fine di tutte le speranze. Però, ricordano che alcune donne della loro Comunità, avevano riferito, che Gesù è vivo. Come possono dire questo? Come possono ammetterlo?
Possiamo rivolgere a noi stessi la stessa domanda, per lo sconforto che ci prende la morte di una persona cara, alla quale si voleva veramente bene. Gesù, restituisce loro coraggio, dà speranza.
Le sue parole, recano pace, da far loro dire: ”Resta con noi”. Il loro spirito coglie questo segno di condivisione e di amore.
Anche noi ascoltiamo Gesù, che percorre con noi la stessa strada.
Chiediamogli di scaldare un poco il nostro cuore, dicendo: ”Resta con noi”. Noi crediamo che Gesù è con noi, riaffermiamo la nostra fede nella vita che non ha fine. La persuasione che incontreremo i nostri morti, ci incoraggia a vivere. Accompagna Giuliana questa nostra preghiera e il nostro affetto.
Allora assieme ai miei, tutti i nostri sentimenti, quelli della famiglia, del paese di Suvero, della Comunità di S.Francesco in Carrara, dove si era
trasferita con la famiglia, nella consonanza di pensieri e di cari ricordi, per dire:
-Grazie Giuliana, della tua testimonianza di fede e di amore che ci hai dato.
-Grazie del bene che ci hai voluto.
-Grazie del servizio prestato alla nostra Comunità: come catechista dei nostri ragazzi per tanti anni, e come animatrice pastorale delle opere di Carità.
-Grazie per la tua comprensione, la tua dolcezza, la tua umanità.
Nell’ultimo incontro, che ho avuto con lei, parlando della situazione che stavamo vivendo, a causa della epidemia, mi diceva che avevamo bisogno di ali, per salire in alto: amare di più il Signore e mettere impegno nel volerci bene.
Con lo sguardo del cuore, questo ultimo nostro incontro, vuole essere un vero abbraccio di riconoscenza e di affetto, avvalorato dalla preghiera".
Don Cesare